La nostra è una società che educa alla fretta e al rumore.
Non abbiamo spazi dedicati al silenzio. Sono rarissimi. Sia nelle nostre case, che nei luoghi pubblici.
Eppure Il potere del silenzio si nasconde dentro ognuno di noi!
È silenzioso non chi ha le labbra cucite ma colui che, potendo parlare, non proferisce alcuna parola inutile.
Mahatma Gandhi
Esistono vari tipi di Silenzi, qui ne citerò due molto significativi tratti dal libro di Lumera Daniel e De Vivo Immaculata. “Ecologia interiore”.
Silenzio verbale
Il primo tipo di silenzio è quello verbale. Lo stesso utilizzato da Mohāndās Karamchand Gandhi, meglio conosciuto come il Mahatma (in sanscrito “grande anima”) quando era a capo dell’India. Gandhi, qualsiasi cosa accadesse, rispettava un giorno alla settimana di silenzio verbale. Comunicava con gli altri solo scrivendo su biglietti di carta.
Questo digiuno verbale ha la funzione di portare pace e ricordare l’importanza delle parole giuste, sincere, leali e gentili. Spesso esse sono invece superflue, o inappropriate, specie quando originano dalla confusione, dalla rabbia, dall’ignoranza, dall’inconsapevolezza, creando sofferenza in noi e negli altri.
Silenzio tossico
Esiste anche un silenzio nocivo: quello alla base del bullismo, dell’odio razziale e delle relazioni familiari, di coppia o d’amicizia. Definisce un comportamento in cui qualcuno, o una minoranza, sceglie di tacere per paura della persona, o della maggioranza, “dominante”.
Teoria sviluppata negli anni Settanta dalla sociologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann, rimane attualissima nella psicologia della comunicazione.
Alla base della scelta del silenzio di fronte a una maggioranza che la pensa diversamente ci sono principalmente la paura del rifiuto, dell’emarginazione e della derisione. O di ripercussioni ancora più gravi, come nel caso del bullismo e del mobbing lavorativo. Il fenomeno sta diventando “virale” per via dell’amplificazione data dai social media e dal web, che amplificano le opinioni di massa.
“Il potere del silenzio è incredibile: amplifica ogni cosa.
La differenza la fa il punto da cui origina, così come avviene per le parole, le opinioni e i pensieri che esprimiamo.
Prima di parlare, o prima di tacere, dovremmo chiederci se quelle parole o quel silenzio originano in noi da paura, rabbia, orgoglio, frustrazione, pregiudizi, oppure da uno spazio interiore ricco di nutrienti quali la compassione, la gentilezza, l’ascolto autentico. Perché ciò che vive nel nostro ambiente interiore, e che scegliamo di esprimere o di non esprimere, ha il potere di influenzare la nostra vita, quella di tantissime altre persone e la realtà che ci circonda.“ (Lumera Daniel; De Vivo Immaculata: “Ecologia interiore”)
Concludo questo mio breve articolo collegandomi al pensiero sopra citato legato al Silenzio tossico, con una famosa favola “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen, in cui un imperatore molto vanitoso desidera un nuovo abito unico ed esclusivo.
“Due imbroglioni giunti in città si spacciano per tessitori in possesso di un formidabile tessuto, leggero e meraviglioso, con una peculiarità incredibile: quella di risultare invisibile agli stolti e agli indegni.
La voce giunge alle orecchie dell’imperatore che, affascinato e incuriosito, invia i propri cortigiani in avanscoperta.
Ovviamente nessuno dei due riesce a vedere la famosa stoffa, che non esiste, ma entrambi, per non essere giudicati male, riferiscono all’imperatore della magnificenza del tessuto.
Questi commissiona immediatamente un abito e alla consegna, attribuendo il fatto di non riuscire a vederlo alla propria indegnità, decide a sua volta di fingere e mostrarsi estasiato.
Inizia così il circolo della follia che vede l’imperatore sfilare per le vie della città di fronte a soldati, cavalieri, dame e una folla di cittadini, i quali applaudono e lodano a gran voce l’eleganza del sovrano, sentendosi segretamente colpevoli di inconfessate indegnità.
Finché non accade qualcosa di impensabile.
Dalla folla un bimbo corre verso il re e con pura innocenza grida: «È nudo… Il re è nudo!».
Ed è così che l’incantesimo si spezza!“